I Borghi

I Nostri Borghi:

– Borgo S. Giuliano;

– Borgo San Giovanni;

– Borgo Sant’Andrea.

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Borgo S.Giuliano

Oggi quando si parla di Borgo s’intende soprattutto quello di San Giuliano, sulla sponda settentrionale del fiume Marecchia, è separato dal centro storico dal Ponte di Tiberio.

Le sue stradine e piazzette sono un classico esempio di antica edilizia popolare, povera, di sapore medievale. Il Borgo San Giuliano ha una caratteristica particolare: l’interesse a coltivare e custodire la propria storia, anche quella piccola e vicina nel tempo. C’è una storia di orgoglio nel definirsi “borghigiani”, legato anche a questa memoria continuamente rinnovata.

A partire dagli anni ’50 le osterie e le cantine si sono trasformate in trattorie e ristoranti, talora in locali raffinati, tutti di successo, senza dimenticare le tradizioni gastronomiche borghigiane delle vecchie ricette marinare, magari rielaborate. Quindi un passato recente fatto di ribellione e solidarietà insieme, di vita da pescatori e vetturini, artigiani e operai, e anche di miseria: una vita, a suo modo, “forte”, che ha lasciato un segno, creando un significativo spirito di comunità.

Oggi tutto è cambiato. Ma lo spirito del Borgo rivive in una manifestazione popolare che si svolge ogni due anni, in settembre, nelle stradine e piazzette del quartiere. E’ la “Festa de Borg” che, nata come rimpatriata fra borghigiani, è diventata la festa della città. Ogni edizione celebra un tema specifico che ne caratterizza la coreografia, ma quello che conta è l’intrattenimento in tutte le piccole e grandi piazze: orchestrine, tavolate, cucine all’aperto… …Al centro del Borgo, da non perdere, la chiesa di San Giuliano, con il seicentesco monastero: insieme si affacciano sul vecchio tracciato della via Emilia. All’interno della chiesa si conserva la grande Pala di Paolo Veronese (1588) dedicata al martirio del Santo, recentemente restaurata. …”

fonte: http://www.rimini.com/luoghi-da-visitare/borgo-sgiuliano.php

Borgo S. Giovanni

Non si chiamò sempre Borgo San Giovanni Il primo nome fu borgo San Gaudenzo, poi San Genesio.

Nella sua storia, certamente antica, il borgo, sorto immediatamente al di là del corso dell’Ausa, portò prima il nome di San Gaudenzo e successivamente quello di San Genesio.
Per valicare l’Ausa, che da quel lato delimitava la città come un fossato naturale, già i romani avevano realizzato un ponte, non tanto nobile come quello di Tiberio ma certamente adatto allo scopo.
Per i fondatori di Ariminum la strada che attraverso il borgo, e che allora si tuffava direttamente nella campagna, era la via Flaminia.
Superata la soglia dell’Arco d’Augusto, porta della città, e attraversato l’Ausa, muovevano i primi passi del gran viaggio in direzione di Roma.
Ora il letto del fiume è diventato il bel parco che conduce fino alla marina ed il ponte un utile sottopassaggio pedonale che evita, a ciclisti e pedoni, l’attraversamento dell’attuale Via XX Settembre.
Il Borgo San Giovanni esisteva certamente prima del 1469, anno in cui un incendio lo distrusse totalmente.
Molto più antica è la sua chiesa, intitolata a San Giovanni Battista.
Dell’edificio sacro si hanno notizie certe fin dal 1100 ed anch’essa venne riedificata più volte. Una ricostruzione risale al 1625 ed un ulteriore rimaneggiamento a circa cento anni dopo.
A fianco della chiesa del borgo si trova il palazzo Ghetti, l’antica fabbrica degli zolfanelli.
Il borgo San Giovanni fu sempre la sede delle arti e mestieri riminesi, piccole attività artigiane e commerciali. Tuttora, passando per questa strada, si avverte quasi un senso di autosufficienza, come se questa antica appendice di Rimini si presentasse come una cittadina autonoma.
Una sensazione che doveva essere pienamente giustificata ai tempi, anche recenti, in cui il borgo era diviso dalla città del torrente Ausa, un corso d’acqua dal “carattere” imprevedibile che di tanto in tanto era casa di allagamenti non turba più il sonno degli artigiani e dei commercianti che, come una volta, dalle vetrine del borgo continuano ad offrire ai riminesi il frutto dell’operosità di questa terra.”
(Tratto da: La Voce, 14 aprile 2000, articolo di Roberto Venturini).

Anche Nel Borgo San Giovanni troviamo dei murales dipinti generalmente in occasione delle feste. questi illustrano l’attività artigiana degli abitanti che hanno o hanno avuto qui le loro botteghe.

Fonte: http://www.riminiturismo.it

Borgo Sant’Andrea

Il Borgo ha origini antiche e mille storie da raccontare.

Borgo sempre molto popoloso e attivo con il Lavatoio (oggi ricostruito), il Foro Boario e la Fornace Fabbri, che, insieme alle numerose botteghe artigiane, ne hanno fatto una zona di primaria importanza per l’economia cittadina.

Un tempo era il luogo in cui si esprimeva l’essenza stessa della “romagnolità”. Un vero e proprio “paese” che manteneva un profondo contato con la campagna, di cui era il naturale sbocco commerciale, porta d’ingresso per i contadini che mettevano in mostra gli animali da vendere nel Foro Boario.

Un paese fatto di strade, aie, cortili e piazzette abitati dagli operai che fabbricavano mattoni alla Fornace. Pieno di osterie e trattorie, che li accoglievano e coccolavano quando, stanchi, davanti ad un bicchiere di vino e a un mazzo di carte, proponevano, talvolta in modo stentato, le loro canzoni o meglio le decantazioni.

Strade di un borgo polveroso percorse dalle lavandaie di nero vestite che del centro storico venivano oltre la porta a ridare candore alle lenzuola delle famiglie riminesi.

Borgo Sant’Andrea era abitato da operai, artigiani, fattori, piccoli proprietari terrieri, macellai e negozianti, una zona popolosa e attiva che poteva vantare siti in parte scomparsi, che hanno segnato la storia della città.

Nel 2002 viene organizzata la prima edizione della Festa del Borgo S.Andrea per invitare tutti a un viaggio nel tempo e nell’identità della città, per riscoprire le sue radici, prendendo in considerazione la data del 14 ottobre che per i riminesi è molto significativa, in quanto si festeggia S.Gaudenzo, Patrono della città.

Da allora la Festa viene riproposta con cadenza biennale, negli anni dispari.

 CURIOSITA’:

Il lavatio: Particolarissima importanza ebbe l’attività, esclusivamente femminile, delle lavandaie. Dopo la costruzione del grande lavatoio pubblico nell’attuale via di Mezzo, moltissime donne si dedicarono a quel faticosissimo lavoro, per arrotondare i magri bilanci famigliari.

A quei tempi non esistevano i detersivi ed al loro posto si usava la cenere. I panni venivano dapprima messi nel mastello di legno e poi coperti con un telo a maglia larga. Il telo quindi veniva cosparso abbondantemente di cenere sulla quale poi si versava l’acqua bollente che lentamente filtrava sino in fondo al mastello e da qui usciva attraverso un foro.

Il liquido che usciva era detto “ranno” e serviva per lavare i panni colorati o di lana. Quando infine la biancheria si era raffreddata, veniva tolta dal mastello, caricata sui carretti e portata al lavatoio per il risciacquo finale. I panni poi venivano stesi sulle siepi e, appena asciutti, portati ai clienti.

Foro Boario : ogni mercoledì il Borgo si riempiva di gente che veniva da tutte le parti per il mercato del bestiame. Era uno spettacolo vedere centinaia di grandi buoi bianchi, della razza gentile romagnola, adornati di nappi e cordoni rossi. La zona del Foro Boario (o Campo della Fiera) corrispondeva alle attuali vie Melozzo da Forlì e via Cignani, e si spingeva fino alla Vecchia Circonvallazione, ovviamente in uno spazio enorme libero da abitazioni e da altri insediamenti. Il Foro boario rappresentava una sorta di terminale del Forese, un vero e proprio motore economico della città di Rimini che aveva, per l’appunto, nel Borgo Sant’Andrea, subito fuori delle mura medievali, una importante porta di ingresso.

http://www.riminiturismo.it/

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